Quale storia nella Bibbia

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    (estratto da un articolo di Luciano Zappella nel sito bicudi.net
    il documento completo si puo scaricare qui: www.bicudi.net/sites/default/files/...occio_laico.pdf)


    Pretendere che la Bibbia sia un testo storico nel senso di un resoconto veritiero di fatti significa condannarsi a una lettura fondamentalista; al tempo stesso, pensare che il racconto biblico sia privo di spessore storico, significa andare incontro al riduzionismo.
    La Bibbia non è storia ma rilettura credente della storia; è una storia che si dà in termini narrativi perché solo la fiction è capace di rappresentare le esperienze più significative. I testi biblici non raccontano una storia, ma elaborano una teologia della storia, espressione da intendere nel duplice senso di spiegazione teologica della storia e di una teologia che nasce in un contesto storico ben preciso. Di conseguenza, più che andare a cercare tra le sabbie del deserto tracce di storia sulla base del racconto biblico, è importante (oltre che più significativo) leggere il testo tenendo presente la situazione concreta in cui è nato, una situazione che proietta nel passato (un passato teologicamente storico) un’esigenza del presente.
    La prima sezione del libro della Genesi (1–11), i racconti patriarcali (Gen. 12–50), la saga di Mosè (Esodo–Deuteronomio) e l’ampio affresco “storico” che va da Giosuè a Esdra – Neemia sono tutti racconti “storici” che sono nati nel crogiuolo dell’esilio e del successivo ritorno e che quindi partono dall’esigenza specifica di ridefinire un inizio, di rafforzare un’identità etnico-religiosa, di ricostruire una collettività e una memoria. Non sono i testi a ricostruire i fatti storici, ma sono quest’ultimi a modellare i testi. Si rilegge il passato con gli occhi di un presente nel quale si intravede un futuro colmo di promessa. Da questo punto di vista, si può legittimamente parlare di storia “inventata”, laddove l’aggettivo non è sinonimo di falsa, ma di riletta. Come chiarisce G. Borgonovo si tratta di una «visione teologica della storia, narrata con un linguaggio simbolico drammatizzato o mitico, allo scopo di esprimere la realtà dell’esperienza umana nelle sue relazioni con l’universo e con Dio» . L’esempio per eccellenza di tale procedimento è un famoso passo del Deuteronomio (26,59): «Mio padre era un Arameo errante, discese in Egitto, vi abitò da forestiero con poca gente e vi divenne una nazione grande, forte e numerosa. Gli Egiziani ci maltrattarono, ci oppressero, ci imposero una dura schiavitù. Allora gridammo al Signore Dio dei nostri padri, ed egli ascoltò la nostra voce, vide la nostra miseria e la nostra oppressione e ci fece uscire dall'Egitto con mano forte, con braccio teso, spargendo terrore e operando segni e prodigi; ci condusse in questo luogo e ci diede questa terra, dove scorre latte e miele». Chi ha scritto questo testo ha voluto esprimere la fede attraverso il racconto di una storia (story) che avanza la pretesa di essere Storia (history). A commento di questo passo vale la pena di riportare le acute osservazioni di Yosef Hayim Yerushalmi: «Questo è un saggio magistrale di storia in pillole. Le cose essenziali da ricordare ci sono tutte, in una formula ritualizzata: vi sono condensate le origini patriarcali in Mesopotamia, il costituirsi di una nazione ebraica nel bel mezzo della storia piuttosto che in una mitica preistoria, la schiavitù in Egitto e la successiva liberazione, la trionfale conquista della terra di Israele, e via via fino al riconoscimento di Dio come signore della storia. Eppure, benché la continuità della memoria potesse essere sostenuta da tali mezzi e sebbene le fondamentali concezioni bibliche della storia venissero forgiate non dagli storici, ma da preti e profeti, il bisogno di ricordare traboccava dai suoi confini e si riversava anche in una vera e propria narrativa storica. In tale processo, e in quel composito corpus letterario che spazia per un millennio e che noi chiamiamo laconicamente “la Bibbia”, una serie di anonimi autori crearono il più potente complesso di scritti storici del Vicino Oriente antico» .
     
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