Cap. 3 - La costruzione del racconto: trama e intreccio

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    1 L'ordine della narrazione

    Riprendiamo lo schema delle istituzioni narrative per introdurre la distinzione tra storia raccontata o story (significato) e costruzione del discorso o discourse (significante)
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    La prima ha a che fare con il “cosa” (what) del racconto, la secondo con il “come” (how) del racconto. Ciò dipende dal fatto che il narratore svolge in modo del tutto autonomo la sua funzione di mediatore tra la realtà e il lettore: a lui e solo a lui spettano le decisioni relative al “cosa” e al “come”.

    1.1 Fabula e intreccio

    Uno dei terreni prediletti in cui si dispiega tale autonomia è il rapporto tra ciò che viene raccontato e come viene raccontato.
    Ciò che viene narrato è la fabula, costituita dagli avvenimenti disposti secondo il loro ordine cronologico (prima, ora, dopo) e secondo un rapporto causa-effetto (uno deriva dall’altro). Si tratta del “materiale grezzo”.
    Il modo in cui viene narrato è l’intreccio (sjužet secondo i formali- sti russi), cioè l’insieme dei fatti di una storia, la narrazione raccontata in una successione che non corrisponde all’ordine logico-temporale, ma viene disposto in base a un ordine scelto dal narratore. Si tratta del “prodotto finito”.
    La fabula e l’intreccio presentano gli avvenimenti della storia in ordine diverso. Se, per esempio, sul piano della fabula, una vicenda presenta tre avvenimenti (a1 – a2 – a3), sul piano dell’intreccio questi sei avvenimenti possono essere disposti in sei modi diversi:

    1. a1 – a2 – a3 2. a1 – a3 – a2 3. a2 – a1 – a3
    4. a2 – a3 – a1 5. a3 – a2 – a1 6. a3 – a1 – a2
    Tutto ciò viene ottenuto grazie ad alcune tecniche espositive:
    1. la analessi (o flashback o retrospezione): la narrazione compie un salto all’indietro, raccontando ciò che è accaduto in precedenza;
    2. la prolessi (o flashforward o anticipazione): è la tecnica opposta a quella del flashback: si anticipano alcuni avvenimenti futuri4;
    3. la tecnica a tegola: si verifica quando, ad un certo punto della narrazione, si ritorna ad uno stadio precedente della vicenda per rico- minciare la narrazione da questo punto;
    4. il montaggio alternato: si alternano più volte due scene che si svolgono contemporaneamente.

    Nei suoi Esercizi di stile, Raymond Queneau (1903-1976) racconta in novantanove modi diversi la stessa vicenda, assai banale: un tale sale su un autobus all’ora di punta; qui si arrabbia con un passeggero che, a suo dire, lo spinge; dopo essere sceso dall’autobus, il narratore, due ore dopo, lo rivede da un’altra parte con un amico, che gli dice di far mette- re un bottone sulla sciancratura del soprabito.
    Nella versione intitolata Annotazioni, gli eventi sono disposti in or- dine logico e cronologico, come se avvenissero nello stesso momento in cui sono scritti: vi è coincidenza tra fabula e intreccio.
    Sulla linea S, in un’ora di traffico c’è un tipo di circa ventisei anni dal col- lo troppo lungo, come se glielo avessero tirato, col cappello floscio e una cordicella al posto del nastro. La gente scende. Il tizio in questione si ar- rabbia con un vicino. Gli rimprovera di spingerlo ogni volta che passa qualcuno. Tono lamentoso, con pretese di cattiveria. Non appena vede un posto libero, vi si butta. Due ore più tardi lo incontro alla Cour de Rome, davanti alla Stazione di Saint-Lazare. È con un amico che gli dice: «Do- vresti far mettere un bottone in più al soprabito». Gli fa vedere dove e perché.

    Nella versione intitolata Retrogado, invece, gli eventi sono disposti in ordine inverso rispetto alla cronologia della storia. La fabula è la stessa, mentre l’intreccio cambia.
    Dovresti aggiungere un bottone al soprabito, gli disse l’amico. L’incontrai in mezzo alla Cour de Rome, dopo averlo lasciato mentre si precipitava avidamente su di un posto a sedere. Aveva appena finito di protestare per la spinta di un altro viaggiatore che, secondo lui, lo urtava ogni qualvolta scendeva qualcuno. Questo scarnificato giovanotto indossava un cappello ridicolo. Avveniva sulla piattaforma della linea S in un’ora di traffico.

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    1.2 Le fasi dell’intreccio

    Già Aristotele sosteneva che
    in ogni tragedia c’è una parte che è il nodo (désis) e una parte che lo scioglimento6 (lysis); il nodo è costituito dagli eventi che sono fuori della tragedia e spesso da alcuni che sono dentro, il resto è lo scioglimento. Voglio dire che il nodo è quella sezione che va dall’inizio dei fatti fino a quella parte che è l’ultima rispetto al punto in cui la vicenda muta dalla sfortuna (eutychían) alla fortuna (atychían), mentre lo scioglimento va dal principio di questo mutamento alla fine.
    Sulla base di queste osservazioni, è stato elaborato uno schema ternario composto di a. complicazione (désis, «nodo»); b. rovesciamento (o climax); c. soluzione (lysis, «scioglimento»). Lo si potrebbe raffigurare in questo modo:
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    Più recentemente è stato proposto un modello quinario che completa quello ternario:

    1. Situazione iniziale (o esposizione): fornisce al lettore le informazioni indispensabili alla comprensione di quanto narrato e relative alla si- tuazione che precede l’inizio dell’azione (spazio e tempo in cui si svolge la vicenda, informazioni sui personaggi, ecc).
    2. Complicazione (o annodamento, inciting moment): la e le situazioni che mettono in moto l’azione e innescano la tensione drammatica.
    3. Azione trasformatrice: è il punto di svolta (turning point) del racconto, cioè l’azione (puntuale o progressiva) che fa passare dalla situa- zione iniziale (spesso negativa) alla situazione finale (spesso positiva).
    4. Soluzione (o scioglimento, dénouement): è il contrario della complicazione, cioè il momento in cui cessa la tensione drammatica per effetto della trasformazione della situazione iniziale.
    5. Situazione finale: è il ribaltamento o il ristabilimento della situazione iniziale.
    Il rapporto che si instaura tra queste cinque fasi può essere così schematizzato:
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    1.3 Tipologie di intrecci

    Vi sono diverse tipologie di intrecci, così riassumibili:
    ⦁ intreccio di risoluzione: in esso l’azione trasformatrice conduce alla risoluzione di una crisi di natura concreta (una guarigione, un incontro auspicato, ecc.);
    ⦁ intreccio di rivelazione: consiste in processo di rivelazione nei confronti del o dei personaggi, cioè in un aumento di conoscenza, con passaggio dal non sapere al sapere;
    ⦁ intreccio unificato: è situato a livello di macro-racconto: i singoli episodi sono strettamente legati l’uno all’altro;
    ⦁ intreccio episodico: è situato a livello di micro-racconto: i singoli episodi, pur all’interno di un ciclo narrativo, presentano legami deboli l’uno con l’altro.

    Edited by Maurizio 1 - 17/9/2018, 20:06
     
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    2. Motivi e intrecci nella narrazione biblica

    Visto che il narratore adotta un determinato intreccio in relazione agli effetti che vuole suscitare nel lettore, prendiamo ora in considerazione alcuni esempi di intrecci biblici, non prima di aver speso qualche parola sui motivi di fondo che caratterizzano la narrazione biblica.

    2.1 L’intreccio di fondo

    Come accade in tanti testi narrativi, anche nella Bibbia è possibile rintracciare un paradigma di base intorno a cui si organizzano i vari motivi letterari e relativi intrecci. Il modello può essere così schematizzato:
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    La parte sinistra (tragedia) indica un movimento dall’alto al basso, dalla prosperità alla perdita, ed è caratterizzata da un intreccio a U rovesciata; la parte destra (commedia) indica un movimento dal basso verso l’alto, dalla schiavitù alla prosperità, ed è caratterizzata da un intreccio a U.

    2.1.1 La tragedia

    Nella sua struttura di fondo, la tragedia è la storia di una caduta. Al centro della vicenda c’è un singolo (l’eroe tragico), di elevato grado sociale, in funzione esemplare. La sua colpa, consapevole o meno, lo rende non solo responsabile, ma anche meritevole della propria caduta, tanto che la vicenda termina con la morte dell’eroe, nella sua funzione di capro espiatorio.
    In ambito biblico, le vicende propriamente tragiche sono una continua variazione sul tema della disobbedienza a Dio. Fin dall’inizio (Gn 3) c’è un racconto di “delitto e castigo”.(Adamo ed Eva disubbidiscono e vengono cacciati da Eden).
    Ugualmente tragica è la vicenda di Sansone (Gdc 13-16). Ma la tragedia per eccellenza è quella che vede coinvolto Saul (1Sam 13–31): il suo tentativo di consolidare la leadership fallisce miseramente.
    Un caso particolare è rappresentato da Gesù. La vicenda che lo vede protagonista ha tutti i connotati del “tragico”, ma con una differenza fondamentale (e fondante): la sua non è la morte del colpevole (non è cioè un «capro espiatorio»), ma dell’innocente. Con la sua morte, Gesù rompe il meccanismo del capro espiatorio e smonta l’equazione sacro = violenza.
    Bisogna tuttavia notare che nella Bibbia l’esito tragico è quasi sempre solo potenziale, tanto che si potrebbe parlare di “tragedie evitate”: a differenza dell’eroe greco, quello biblico riconosce i suoi limiti e accetta il perdono di Dio (esemplare da questo punto di vista la vicenda del peccato di Davide con Betsabea).

    2.1.2 La commedia

    Ciò spiega perché la forma narrativa per eccellenza della Bibbia sia la commedia. Mentre la tragedia è la storia di una caduta, la commedia è la storia di un lieto fine, che si raggiunge dopo aver superato una serie più o meno complessa di ostacoli. Mentre la conclusione della tragedia è la morte o la menomazione fisica dell’eroe, la conclusione della commedia è un matrimonio, una festa o un trionfo. Il suo intreccio ha la tipica struttura a U.
    Un esempio di struttura a U della commedia è la vicenda di Rut: dalla situazione iniziale (la morte del marito, figlio di Noemi), si passa attraverso l’ostacolo (Boaz non può sposare Rut), per giungere al matrimonio e alla nascita del figlio Obed.
    Anche nel racconto popolare di Ester ci sono tutti gli ingredienti della trama «comica»: una bella donna, l’amore “romantico”, intrighi e congiure, banchetti, un harem (sembra di leggere una favola de Le mille e una notte). Alla congiura di Aman della prima parte fa seguito la contro-congiura organizzata da Ester e Mardocheo (suo padre adottivo) nella seconda parte.
    Analogamente «comici» sono che i racconti relativi alla promessa di un figlio da parte di Abramo e Sara, la saga di Giuseppe, nonché la parabola del figlio prodigo. Ma, a ben guardare, anche le storie di Giobbe e di Gesù sono anch’esse racconti con un lieto fine, nonostante la parte consistente di tragedia e sofferenza che li caratterizza.
    N. Frye ha sottolineato come l’intera Bibbia sia caratterizzata da una serie di intrecci “comici” (a U) alternati a intrecci “tragici” (a U rovesciata):

    l’intera Bibbia, considerata come una «divina commedia», è contenuta entro un simile sviluppo ad U in cui l’uomo perde all'inizio della Genesi l’albero e l’acqua della vita per poi riconquistarli alla fine dell’Apocalisse. Fra i due estremi si snoda la storia di Israele punteggiata dalla decadenzea d’una serie di potenze pagane, l’Egitto, la Filistea, Babilonia, la Siria, Roma, decadenza che ogni volta dà luogo al ritorno ad un breve momento di relativa indipendenza. La stessa narrazione ad U si trova anche fuori dalle sezioni storiche, nel racconto delle sciagure e del risollevamento di Giobbe e nella parabola del figliol prodigo. Quest’ultima ci dà anzi l’unica versione in cui la redenzione abbia luogo come risultato d’una volontaria decisione del protagonista (Luca 15,18)16.

    2.2 Tra fabula e intreccio

    Riportiamo alcuni esempi del rapporto tra fabula e intreccio.

    In 1Re 1,5-7, si racconta del tentativo di Adonia, figlio che Davide aveva avuto da Agghit, di usurpare il trono del padre. Il testo riporta i fatti in quest’ordine (intreccio):
    Adonia, figlio di Agghit, mosso dall’ambizione, diceva: «Sarò io il re!» E si procurò carri, cavalieri, e cinquanta uomini che correvano davanti a lui. Suo padre non gli aveva mai fatto un rimprovero in vita sua, dicendogli:
    «Perché fai così?» Adonia era inoltre di bellissimo aspetto, ed era nato subito dopo Absalom. 7 Egli prese accordi con Ioab, figlio di Seruia, e con il sacerdote Abiatar; essi si misero dalla sua parte e lo favorirono.

    Rispetto alla fabula, l’intreccio risulta così strutturato:

    Fabula
    a1 nascita
    a2 relazioni con Davide a3 ambizione di Adonia a4 preparativi
    a5 collaboratori
    Intreccio
    a1 ambizione di Adonia
    a3 preparativi
    a4 relazioni con Davide
    a5 nascita
    a2 collaboratori

    In Lc 7,36-50, il famoso episodio della donna peccatrice, il narratore dispone gli eventi in questo ordine:

    36 Uno dei farisei lo invitò a pranzo; ed egli, entrato in

    Simone invita Gesù


    Arrivo della donna e sue cortesie verso Gesù



    Simone protesta




    Gesù discute con Simone
    casa del fariseo, si mise a tavola.
    37 Ed ecco, una donna che era in quella città, una peccatrice, saputo che egli era a tavola in casa del fariseo, portò un vaso di alabastro pieno di olio profumato; 38 e, stando ai piedi di lui, di dietro, piangendo, cominciò a rigargli di lacrime i piedi; e li asciugava con i suoi ca- pelli; e gli baciava e ribaciava i piedi e li ungeva con l’olio.
    39 Il fariseo che lo aveva invitato, veduto ciò, disse fra sé: «Costui, se fosse profeta, saprebbe che donna è que-
    sta che lo tocca; perché è una peccatrice».
    40 E Gesù, rispondendo gli disse: «Simone, ho qualcosa da dirti». Ed egli: «Maestro, di’ pure». 41 «Un creditore aveva due debitori; l’uno gli doveva cinquecento denari e l’altro cinquanta. 42 E poiché non avevano di che pa- gare condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?» 43 Simone rispose: «Ritengo sia colui al quale ha condonato di più». Gesù gli disse: «Hai giu- dicato rettamente».
    44 E, voltatosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi
    questa donna? Io sono entrato in casa tua, e tu non mi hai dato dell’acqua per i piedi; ma lei mi ha rigato i pie-
    45

    Simone trascura le norme
    di di lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu
    non mi hai dato un bacio; ma lei, da quando sono entra-
    46

    dell’ospitalità
    to, non ha smesso di baciarmi i piedi.
    Tu non mi hai

    Gesù perdona la donna

    versato l’olio sul capo; ma lei mi ha cosparso di profu-
    mo i piedi. 47 Perciò, io ti dico: i suoi molti peccati le sono perdonati, perché ha molto amato; ma colui a cui poco è perdonato, poco ama».
    48 Poi disse alla donna: «I tuoi peccati sono perdonati». 49 Quelli che erano a tavola con lui, cominciarono a dire in loro stessi: «Chi è costui che perdona anche i pecca- ti?» 50 Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha sal- vata; va’ in pace».


    Nel brano il rapporto tra fabula e intreccio risulta così strutturato:





    Fabula
    a1 Simone invita Gesù
    a2 Simone trascura le norme dell’ospitalità
    a3 Arrivo della donna e sue cortesie verso Gesù
    a4 Simone protesta
    a5 Gesù discute con Simone
    a6 Gesù perdona la donna
    Intreccio
    a1 Simone invita Gesù
    a3 Arrivo della donna e sue cortesie verso Gesù
    a4 Simone protesta
    a5 Gesù discute con Simone
    a2 Simone trascura le norme dell’ospitalità
    a6 Gesù perdona la donna


    Posticipando il punto a2, il narratore «accresce l’effetto retorico della disputa di Gesù con il capo religioso. Che Simone abbia omesso i consueti gesti di ospitalità viene svelato solo quando si è pienamente mostrato il dissidio tra la blanda accoglienza che questi riserva a Gesù e il comportamento espansivo della donna»
    Porre un evento prima di un altro è una scelta non priva di conseguenze per il lettore. In particolare, si creano due effetti: il cosiddetto primacy effect (prima impressione), cioè l’elemento che per primo colpisce il lettore generando in lui determinate aspettative, e il recency effect, cioè gli sviluppi successivi che possono confermare o smentire le aspettative del lettore. Si possono distinguere tre tipologie di primacy- recency: «1. l’effetto primacy può essere sviluppato, prolungato e rafforzato dall’effetto recency; 2. un effetto recency può venire inficiato, confutato, rovesciato o per certi versi sovvertito dall’effetto primacy; 3. un effetto recency può modificare, sfruttare o correggere l’effetto primacy»
    L’uso dell’analessi (posticipazione) si può vedere in in Gn 20,1-18: al v. 4 si dice che Abimelec non aveva avuto rapporti sessuali con Sara; al v. 11 il motivo per cui Abramo ha spacciato Sara per sua sorella («L’ho fatto, perché dicevo tra me: Certo, in questo luogo non c’è timor di Dio e mi uccideranno a causa di mia moglie»); al v. 18
    l’impossibilità di aver figli per la moglie e le serve di Abimelec («Infatti, il Signore aveva reso sterile l’intera casa di Abimelec, a causa di Sara, moglie di Abramo»).
    L’uso della prolessi (anticipazione) si osserva Gn 22,1 (anticipazione circa il carattere di prova del sacrificio del figlio da parte di Abramo); in Es 6,6–8 in cui si anticipa il cammino dell’esodo:
    Io sono il Signore; vi sottrarrò ai duri lavori di cui vi gravano gli Egiziani, vi libererò dalla loro schiavitù e vi salverò con braccio steso e con grandi atti di giudizio. 7 Vi prenderò come mio popolo, sarò vostro Dio e voi conoscerete che io sono il Signore, il vostro Dio, che vi sottrae ai duri lavori impostivi dagli Egiziani. 8 Vi farò entrare nel paese che giurai di dare ad Abraamo, a Isacco e a Giacobbe. Io ve lo darò in possesso; io sono il Signore.

    In Es 7,1–5, si anticipano i burrascosi rapporti con il faraone:
    Il Signore disse a Mosè: «Vedi, io ti ho stabilito come Dio per il faraone e tuo fratello Aaronne sarà il tuo profeta. 2 Tu dirai tutto quello che ti ordi- nerò e tuo fratello Aaronne parlerà al faraone, perché lasci partire i figli d’Israele dal suo paese. 3 Ma io indurirò il cuore del faraone e moltipli- cherò i miei segni e i miei prodigi nel paese d’Egitto. 4 Il faraone non vi darà ascolto e io metterò la mia mano sull’Egitto; farò uscire dal paese d’Egitto le mie schiere, il mio popolo, i figli d’Israele, mediante grandi atti di giudizio. 5 Gli Egiziani sapranno che io sono il Signore quando avrò steso la mia mano sull'Egitto e avrò fatto uscire i figli d'Israele di mezzo a loro».

    Vi sono anche esempi di “tecnica a tegola”20. Lc 3,1-20 narra dell’attività di Giovanni Battista fino al suo arresto («Erode… rinchiuse Giovanni in prigione»); nel v. 21 si dice «Ora, mentre tutto il popolo si faceva battezzare, anche Gesù fu battezzato». È evidente che il battesi- mo di Gesù deve essere avvenuto prima dell’arresto di Giovanni. Si vedano altri esempi in Es 19,20, che ritorna al punto di Es 19,16–19; in Es 24,1–2 che si rifà a Es 19,13.24; in Es 33,1-6 riprende Es 32,34 do- po Es 32,35.

    Altro esempio di “tecnica a tegola” è in Gs 10,1-27 (l’episodio della battaglia di Gabaon). Al v. 15 il racconto della battaglia di Gabaon sembra finito («Poi Giosuè, con tutto Israele, tornò all’accampamento di Ghilgal»), ma poi ai vv. 16-17 viene ripreso il tema della fuga dei nemici fuggono verso Makkeda presente nei vv. 10-11, tema che continua nei vv. 19-20, con l’inseguimento fino alle città fortezza dei cananei; nei vv. 22-27 a Makkeda vengono regolati i conti con i cinque re; qui si cita lo stesso tramonto che era già stato menzionato ai vv. 12-13.

    Anche la tecnica del montaggio alternato è spesso usata. A parte il già citato caso di Gn 37–38–39, con l’inserzione della vicenda di Giuda e Tamar in quella di Giuseppe, si può ricordare Nm 16–17,5: dopo l’esposizione («Core, figlio di Isar, figlio di Cheat, figlio di Levi, in- sieme con Datan e Abiram, figli di Eliab, e On, figlio di Pelet, tutti e tre della tribù di Ruben»), il racconto procede narrando in modo alternato la rivolta parallela di Core (A) e quella di Datan e Abiram (B), secondo uno schema A – B – A – B – A21.

    A Core

    2 insorsero contro Mosè con duecentocinquanta Israeliti autorevoli nella comunità, membri del consiglio, uomini rinomati; 3 e, radunatisi contro Mosè e contro Aaronne, dissero loro: «Basta! Tutta la comunità, tutti, dal primo all’ultimo, sono santi, e il Signore è in mezzo a loro; perché dunque vi mettete al di sopra dell’assemblea del Signore?» 4 Quando Mosè ebbe udito questo, si prostrò con la faccia a terra; 5 poi parlò a Core e a tutta la gente che era con lui, e disse: «Domani mattina il Signore farà conoscere chi è suo e chi è santo, e se lo farà avvicinare; farà avvicinare a sé colui che egli avrà scelto. 6 Fate questo: prendete dei turiboli, tu, Core, e tutta la gente che è con te; 7 domani li riempirete di fuoco e li coprirete d’incenso davanti al Signore: colui che il Si- gnore sceglierà, sarà santo. Basta, figli di Levi!» 8 Mosè disse inoltre a Core:
    «Ora ascoltate, o figli di Levi! 9 Vi sembra poco che il Dio d’Israele vi abbia scelti in mezzo alla comunità d'Israele e vi abbia fatto avvicinare a sé per fare il servizio del tabernacolo del Signore e per tenervi davanti alla comunità per
    esercitare il vostro ministero per lei? 10 Egli vi fa avvicinare a sé, te e tutti i tuoi fratelli figli di Levi con te, e pretendete anche il sacerdozio? 11 Per questo
    tu e tutta la gente che è con te avete fatto lega contro il Signore! Poiché chi è Aaronne che vi mettete a mormorare contro di lui?»
    B Datan e Abiram
    12 E Mosè mandò a chiamare Datan e Abiram, figli di Eliab; ma essi disse- ro: «Noi non saliremo. 13 Ti sembra poco l’averci fatto uscire da un paese do- ve scorre il latte e il miele, per farci morire nel deserto? Vuoi elevarti su di noi come un capo? 14 E poi, non ci hai davvero condotti in un paese dove scorra il latte e il miele e non ci hai dato possesso di campi né di vigne! Credi forse di poter bendare gli occhi a questa gente? Noi non saliremo». 15 Allora Mosè si adirò molto e disse al Signore: «Non gradire la loro oblazione; io non ho preso da costoro neppure un asino, e non ho fatto torto ad alcuno di loro».
    A Core
    16 Poi Mosè disse a Core: «Tu e tutta la tua gente trovatevi domani davanti al Signore: tu e loro con Aaronne; 17 e ciascuno di voi prenda il suo turibolo, vi metta dell’incenso, e porti ciascuno il suo turibolo davanti al Signore: sa- ranno duecentocinquanta turiboli. Anche tu e Aaronne prenderete ciascuno il vostro turibolo». 18 Essi dunque presero ciascuno il proprio turibolo, vi misero del fuoco, vi posero sopra dell’incenso, e si fermarono all’ingresso della tenda di convegno; lo stesso fecero Mosè e Aaronne. 19 E Core convocò tutta la comunità contro Mosè e Aaronne all’ingresso della tenda di convegno; e la glo- ria del Signore apparve a tutta la comunità. 20 Il Signore parlò a Mosè e ad Aaronne e disse: 21 «Separatevi da questa gente e io li consumerò in un attimo». 22 Ma essi, si prostrarono con la faccia a terra e dissero: «O Dio, Dio che dai la vita a ogni creatura! Un uomo solo ha peccato, e vorresti adirarti contro tutta la comunità?»
    B Datan e Abiram
    23 E il Signore disse a Mosè: 24 «Parla alla comunità e dille: “Allontanatevi dalla dimora di Core, di Datan e di Abiram”». 25 Mosè si alzò e andò da Datan e da Abiram; e gli anziani d’Israele lo seguirono. 26 Egli disse alla comunità:
    «Allontanatevi dalle tende di questi uomini malvagi, e non toccate nulla di ciò che appartiene a loro, affinché non periate a causa di tutti i loro peccati». 27 Così quelli si allontanarono dalla dimora di Core, di Datan e di Abiram. Datan e Abiram uscirono e si fermarono all’ingresso delle loro tende con le loro mo- gli, i loro figli e i loro bambini. 28 Mosè disse: «Da questo conoscerete che il Signore mi ha mandato per fare tutte queste cose, e che non le ho fatte di testa mia. 29 Se questa gente muore come muoiono tutti gli uomini, se la loro sorte è la sorte comune a tutti gli uomini, il Signore non mi ha mandato; 30 ma se il Signore fa una cosa nuova, se la terra apre la sua bocca e li ingoia con tutto quello che appartiene a loro e se essi scendono vivi nel soggiorno dei morti, allora riconoscerete che questi uomini hanno disprezzato il Signore». 31



    Appena egli ebbe finito di pronunciare tutte queste parole, il suolo si spaccò sotto i piedi di quelli, 32 la terra spalancò la sua bocca e li ingoiò: essi e le loro famiglie, con tutta la gente che apparteneva a Core e tutta la loro roba. 33
    Scesero vivi nel soggiorno dei morti; la terra si richiuse su di loro, ed essi scomparvero dal mezzo dell’assemblea. 34 Tutto Israele che era intorno a loro fuggì alle loro grida; perché dicevano: «Che la terra non ingoi anche noi!»
    A Core
    35 Un fuoco uscì dalla presenza del Signore e divorò i duecentocinquanta uomini che offrivano l’incenso. 17,1. Poi il Signore disse a Mosè: 2 «Di’ a E- leazar, figlio del sacerdote Aaronne, di tirar fuori i turiboli dall’incendio e di disperdere qua e là il fuoco, perché quelli sono sacri; 3 e dei turiboli di quegli uomini che hanno peccato al prezzo della loro vita si facciano tante lamine battute per rivestirne l’altare, poiché sono stati presentati davanti al Signore e quindi sono sacri; serviranno di segno ai figli d’Israele». 4 Il sacerdote Eleazar prese i turiboli di rame presentati dagli uomini che erano stati bruciati, ne fece delle lamine per rivestirne l’altare, 5 e ricordare ai figli d’Israele che nessun estraneo ai discendenti di Aaronne deve accostarsi per ardere incenso davanti al Signore, affinché non gli capiti la sorte di Core e di quelli che erano con lui. Eleazar fece come il Signore gli aveva detto per mezzo di Mosè.


    Altro esempio di montaggio alternato in 1Sam 17,4-25, il famoso episodio del duello tra Golia (A) e Davide (B): i due protagonisti ven- gono presentati in modo alterno, con la confluenza finale dei due filoni narrativi:

    A Golia
    4 Dall’accampamento dei Filistei uscì un campione di nome Golia, di Gat, alto sei cubiti e un palmo. 5 Aveva in testa un elmo di bronzo, indossava una corazza a squame che pesava cinquemila sicli di bronzo, 6 portava delle gam- biere di bronzo e un giavellotto di bronzo dietro le spalle. 7 L’asta della sua lancia era robusta come un subbio di tessitore, la punta della lancia pesava seicento sicli di ferro e colui che portava il suo scudo lo precedeva. 8 Egli dunque si fermò e, rivolto alle schiere d’Israele, gridò: «Perché uscite a schie- rarvi in battaglia? Non sono io il Filisteo e voi dei servi di Saul? Scegliete uno dei vostri e scenda contro di me. 9 Se egli potrà lottare con me e uccidermi, noi saremo vostri servi; ma se io sarò vincitore e l’ucciderò, voi sarete nostri sudditi e ci servirete». 10 Il Filisteo aggiunse: «Io lancio oggi questa sfida a di- sonore delle schiere d'Israele: Datemi un uomo e ci batteremo!» 11 Quando Saul e tutto Israele udirono queste parole del Filisteo, rimasero sgomenti ed ebbero gran paura.
    B Davide
    12 Ora Davide era figlio di quell’uomo efrateo di Betlemme di Giuda, che si chiamava Isai. Questi aveva otto figli e al tempo di Saul era vecchio, molto avanti negli anni. 13 I tre figli maggiori di Isai erano andati alla guerra con Saul; essi si chiamavano: Eliab, il primogenito, Abinadab il secondo e Samma il ter- zo. 14 Davide era il più giovane; quando i tre maggiori ebbero seguito Saul, 15 Davide partì da Saul e tornò a Betlemme a pascolare le pecore di suo padre. A Golia
    16 Intanto il Filisteo si faceva avanti mattina e sera; si presentò così per
    quaranta giorni.
    B Davide
    17 Un giorno Isai disse a Davide, suo figlio: «Prendi per i tuoi fratelli quest’efa di grano arrostito e questi dieci pani, e portali presto ai tuoi fratelli nell’accampamento. 18 Porta anche questi dieci formaggi al comandante del loro migliaio; vedi se i tuoi fratelli stanno bene e riportami un segno da parte loro. 19 Saul ed essi, con tutti gli uomini d’Israele, stanno nella valle dei tere- binti a combattere contro i Filistei». 20 L’indomani Davide si alzò di buon mat- tino, lasciò le pecore a un guardiano, prese il suo carico e partì come Isai gli aveva ordinato; appena giunse al parco dei carri, l’esercito usciva per schie- rarsi in battaglia e alzava il grido di guerra. 21 Israeliti e Filistei si erano schie- rati: un esercito di fronte all’altro. 22 Davide lasciò al guardiano dei bagagli le cose che portava, e corse alla linea di battaglia; appena la raggiunse chiese ai suoi fratelli come stavano.
    A – B
    23 Mentre egli parlava con loro, ecco uscire dalle file dei Filistei quel campione, quel Filisteo di Gat, di nome Golia, ripetendo le solite paro- le; e Davide le udì. 24 Tutti gli uomini d’Israele, alla vista di quell’uomo, fuggirono davanti a lui, presi da gran paura. 25 Gli uomini d’Israele di- cevano: «Avete visto quell’uomo che avanza? Egli avanza per coprire di vergogna Israele. Se qualcuno lo uccide, il re lo farà molto ricco, gli darà sua figlia ed esenterà la casa del padre di lui da ogni obbligo in Israele».

    Anche nel breve brano di Es 14,8–10 si assiste ad un montaggio al- ternato, che però è molto serrato (sembra un montaggio cinematografi- co velocissimo), e dà vita ad un ritmo incalzante, come richiede la


    drammaticità della situazione, e come sono incalzanti gli Egiziani (A) nei confronti dei figli di Israele (B):

    A: 8a Il Signore indurì il cuore del faraone, re d’Egitto, ed egli inseguì
    B: 8b i figli di Israele che uscivano a mano alzata.
    A: 9a Gli Egiziani dunque li inseguirono. Tutti i cavalli, i carri del faraone, i suoi cavalieri e il suo esercito li raggiunsero
    B:9b mentre essi erano accampati presso il mare, vicino a Pi-Achirot, di
    fronte a Baal-Sefon.
    A: 10a Quando il faraone si avvicinò,
    B:10b i figli di Israele alzarono gli occhi;
    A: 10c ed ecco, gli Egiziani marciavano alle loro spalle.
    B:10d Allora i figli di Israele ebbero una gran paura…22

    Uno degli esempi più famosi di montaggio alternato si coglie nel vangelo secondo Giovanni (18,12-27). Contrariamente ai sinottici (Mt 26,69-75; Mc 14,66-72; Lc 22,54-62), Giovanni presenta la scena del rinnegamento di Pietro (B) alternata con le varie fasi del processo a Ge- sù (A):

    A Gesù
    12 Allora il distaccamento con il comandante e le guardie dei Giudei affer- rarono Gesù, lo legarono 13 e lo condussero prima da Anna: egli era infatti suocero di Caifa, che era sommo sacerdote in quell’anno. 14 Caifa poi era quello che aveva consigliato ai Giudei: “E' meglio che un uomo solo muoia per il popolo”.
    B Pietro
    15 Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme con un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote e perciò entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote; 16 Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell’altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare anche Pietro. 17 E la giovane portinaia disse a Pietro: «Forse anche tu sei dei discepoli di quest’uomo?». Egli rispose:
    «Non lo sono». 18 Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, per- ché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava.
    A Gesù
    19 Allora il sommo sacerdote interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e alla sua dottrina. 20 Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riunisco- no, e non ho mai detto nulla di nascosto. 21 Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho det- to». 22 Aveva appena detto questo, che una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?». 23 Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». 24 Allora Anna lo mandò legato a Caifa, sommo sacer- dote.
    B Pietro
    25 Intanto Simon Pietro stava là a scaldarsi. Gli dissero: «Non sei anche tu dei suoi discepoli?». Egli lo negò e disse: «Non lo sono». 26 Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l’orecchio, disse: «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?». 27 Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.
    A Gesù
    28 Poi, da Caiafa, condussero Gesù nel pretorio…


    L’intento di questa costruzione è chiaro: accentuare la drammaticità del momento, con Pietro che rinnega Gesù proprio nel momento in cui quest’ultimo viene processato.

    Edited by Maurizio 1 - 17/9/2018, 21:02
     
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1 replies since 3/9/2018, 20:54   60 views
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